Selinunte: il fascino della civiltà greca e cartaginese, appare agli occhi del visitatore
con i suoi templi dorici, tra colonne cadute e rovine di mura, mostrando
la sua passata grandiosità.
Situata in una bassa bassa terrazza, affacciata sul mare, l’Acropoli è
delimitata da due fiumi: il Selinus, chiamato oggi Modione, e l’Hipsas,
il fiume Cottone, sulle cui foci erano situati due porti, che oggi sono sotterrati.
L’Acropoli Selinunte, che ha una forma a pera, è collegata a nord con
la città nuova: Neapolis, attraverso un istmo.
Questa antica colonia greca è sorta in questo luogo grazie alle meraviglie
naturali che lo caratterizzano: abbondanza di acqua, territorio ricco e fertile,
mare pescoso.
Selinunte nacque per essere una città ricca, divina, in cui il clima mediterraneo,
la particolarità del cielo color cobalto la rese la dimora preferita degli Dei Hera e Zeus,
signori del cielo; anche i fiumi hanno un ruolo importante e benefico come portatori
di fecondità dei terreni, e quindi portatori di sviluppo e di prosperità per
le popolazioni circostanti.
La città prese nome dal fiume Selinus, figlio del dio Poseidone,
che prende a sua volta nome dalla pianta caratteristica “selinon” chiamata Appio, la divina pianta di sedano che, con le sue caratteristiche curative, immunizzava gli abitanti dalla malaria,
viene offerta ad Apollo, Dio della medicina.
La collocazione geografica di questa città, favorevole al commercio con l’Africa,
il suo magnifico territorio ricco di prodotti davano alla città Selinunte
il titolo di perla del Mediterraneo.
Lo splendore di questa colonia greca era sconosciuto alla lontana patria,
gli imponenti edifici presenti testimoniano la ricchezza e l’alto tenore
di vita dei cittadini.
Il reddito dei cittadini era molto alto, le spese per il sostentamento erano minime e
quindi avevano una grande disponibilità economica da dedicare al vestiario e
ai divertimenti.
“Vivere alla siciliana” significava, secondo Platone, vivere beatamente,
tra mense e banchetti.
“Vestire alla siciliana” voleva dire ornarsi di tessuti preziosi, prodotti per
uso esclusivo dei ricchi proprietati terrieri dell’isola.
Nel primo periodo la città aveva un regime aristocratico, che si basava sulla
proprietà territoriale.
Più tarde nacque la tirannia con Terone, che, per amore del lusso, protesse
l’arte e la letteratura, e si dedicò anche all’azione politica e di governo,
facendo costruire le mura della città e espandendo i confini.
I Selinuntini, all’inizio del VI secolo, espansero i loro domini sino a Minoa.
Il successivo tiranno fu Pitagora, spodestato da Eurileonte.
Nel VI secolo la città si era allargata: aveva forma quadrilatera,
tra Mazara- Sciacca- Salemi e Poggioreale, con 200.000
abitanti su una superficie di 1.750 Kmq.
I colonizzatori greci di Selinunte vollero espandersi anche occidente in
direzione di Mazara e a settentrione verso Segesta, con la quale nacque
una rivalità che diede inizio a una lunga guerra che culminò con la
fine dell’ellenismo siciliano.
Segesta si rivolse ad Atene per chiedere aiuto, che nel 415 a.C.
mandò una spedizione, ma questo intervento si risolse con una catastrofe,
preludio della caduta della grande potenza di Atene.
Nel 409 a.C. Cartagine alla fine di una guerra lampo distrusse Selinunte.